Una nuova visione dell'Alma Mater

9. Multicampus

Una grande Università per una grande comunità

 

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L’Ateneo di Bologna è l’unico in Italia ad avere una struttura autenticamente multicampus, diffusa sulle cinque sedi di Bologna, Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini. Altre strutture didattiche e/o di ricerca sono presenti anche nelle città di Cesenatico, Faenza, Imola e Ozzano Emilia.

L’assetto del nostro Ateneo fu una scelta lungimirante ed è ancora oggi una grande opportunità sulla quale investire, con un disegno chiaro, coerente con gli obiettivi d’Ateneo. L’affermarsi nel corso degli ultimi anni di un modello di “decentramento” fortemente “guidato dal centro” ha creato una diffusa percezione di indebolimento e arretramento della presenza del nostro Ateneo in Romagna. Per questo motivo è di primaria importanza che l’Ateneo riveda profondamente il proprio assetto istituzionale e organizzativo. Quello attuale, alla prova dei fatti, ha dimostrato di non essere adeguato, generando in alcuni casi disagio e disorientamento. Tutto ciò andrà velocemente recuperato.

Ciascun Campus deve possedere una propria chiara identità, sia culturale sia logistica, ben integrata con la vocazione del territorio. Il consolidamento selettivo e la crescita delle iniziative che già funzionano e delle eccellenze che nel frattempo si sono affermate potranno attuarsi solo attraverso l’ulteriore radicamento di attività di ricerca d’eccellenza, strettamente collegate alle specificità del sistema produttivo locale e all’offerta formativa ivi presente. In relazione a quest’ultima, vanno assolutamente superate e risolte duplicazioni di qualsiasi natura, che finiscono per generare competizioni improprie. Al tempo stesso un’ulteriore priorità è quella di garantire che i livelli qualitativi di erogazione dei servizi in favore degli studenti e la dimensione internazionale siano i medesimi in tutte le sedi del nostro Ateneo.

Assetto istituzionale, organizzazione e rappresentanze

La riforma ha generato una moltitudine di attori in un quadro di responsabilità-diritti-doveri spesso confuso, con un sostanziale arretramento in termini di autonomia di indirizzo politico, gestionale e amministrativo. Le Unità Organizzative di Sede (UOS) dei Dipartimenti in Romagna nei loro primi tre anni di vita non hanno mai veramente superato lo stadio embrionale.

Dobbiamo ripartire valorizzando da un lato il ruolo dei dipartimenti e delle loro articolazioni organizzative e dall’altro il ruolo del Campus nella sua dimensione territoriale.

I Dipartimenti hanno la responsabilità di elaborare linee strategiche di sviluppo dell’attività scientifico-didattica nelle loro varie sedi, in coerenza con gli obiettivi generali dettati dagli Organi di Ateneo, insieme a un’efficace programmazione pluriennale in termini di risorse e reclutamento che offra certezze di medio-lungo periodo.

Le UOS devono a loro volta essere responsabilizzate nello sviluppo e nell’attuazione dei progetti scientifico-didattici della sede e per questo necessitano di una reale autonomia funzionale, di un proprio budget commisurato agli obiettivi da raggiungere e una specifica dotazione di personale tecnico-amministrativo. Va rimosso il vincolo numerico per la costituzione di una UOS, in modo che possano essere istituite ogniqualvolta vi sia la presenza di Corsi di Studio di riferimento. Mai più Corsi orfani!

Parallelamente si deve riqualificare il ruolo del Campus, garantendo un raccordo istituzionale diretto tra Coordinatori di Campus e Organi Accademici. In attesa di una più generale revisione dei criteri di composizione del Senato Accademico, si rende perciò indispensabile prevedere la presenza dei Coordinatori di Campus in qualità di invitati permanenti, con la possibilità da parte dei Consigli di Campus di formulare pareri obbligatori, anche se non vincolanti, sui temi all’ordine del giorno del Senato di particolare interesse per le sedi di Romagna. Va recuperata la funzione di indirizzo politico e di monitoraggio sulle iniziative presenti in sede e sull’organizzazione tecnico-amministrativa, in stretta collaborazione con i Dirigenti delle Aree di Campus della Romagna. I servizi di supporto amministrativo, contabile, informatico, bibliotecario e logistico devono analogamente conservare forti presidi in loco, a stretto contatto con le utenze finali. Il Campus è inoltre l’ambito naturale dove far confluire e convergere le complesse interazioni tra Scuole/Vicepresidenze e Dipartimenti/UOS.

A fronte di specifici e ben definiti progetti scientifico-didattici provenienti dalle sedi di Romagna, eventualmente caratterizzati da una forte interdisciplinarità e trasversalità, ma comunque chiaramente e fortemente connotati rispetto alle peculiarità del territorio, è anche ipotizzabile in futuro la nascita di nuove strutture Dipartimentali, ferma restando l’attenzione ad evitare duplicazioni.

CIRI e Centri Interdipartimentali per le loro caratteristiche di multidisciplinarità si sono rivelati uno strumento efficace affinché le attività di ricerca fioriscano nelle sedi romagnole.  La loro presenza quindi va sostenuta, nell’ambito di progetti che vedano naturalmente coinvolti i Dipartimenti che dei Centri sono, e devono rimanere, promotori.

Didattica e ricerca, flessibilità e incentivi

Va portato a completamento il processo di razionalizzazione dell’offerta didattica, già intrapreso negli ultimi tempi anche se in maniera disomogenea nelle diverse sedi, evitando duplicazioni e ridondanze e concentrando le risorse su progetti chiari e comprensibili a tutti (docenti, studenti e stakeholder istituzionali). Si deve investire nell’internazionalizzazione della didattica e, con sistematicità, anche sul terzo livello di formazione. È la migliore garanzia di radicamento e fertilizzazione del territorio grazie alla diffusione di competenze innovative ed elevate professionalità.

Il ruolo delle discipline di base nelle sedi dei Campus è importante e molto delicato in quanto spesso non ci sono le condizioni logistiche e di massa critica che permettano il radicamento di gruppi di ricerca sufficientemente numerosi ed autonomi. Per salvaguardare la qualità della didattica senza creare dannose tensioni all’interno delle comunità delle discipline di base occorre introdurre elementi di flessibilità governati dai Dipartimenti che permettano una ragionevole distribuzione dei compiti, con chiari, flessibili, ma rigorosi, criteri per la mobilità tra le sedi.

Per consolidare le iniziative presenti e sostenere nuovi progetti scientifico-didattici d’eccellenza è indispensabile introdurre meccanismi incentivanti e premiali, convincenti e credibili, di concerto tra Dipartimenti e Organi Accademici nell’ambito di una chiara programmazione pluriennale delle risorse, accompagnata da una rigorosa valutazione a posteriori. Ai meccanismi di incentivazione potranno contribuire anche le risorse messe a disposizione localmente dagli Enti di sostegno, ma queste risorse devono intendersi sempre come addizionali e non sostitutive rispetto a quelle dell’Ateneo. La supervisione delle attività di monitoraggio sulla realizzazione di quanto previsto da accordi e convenzioni deve essere attribuita al Coordinatore di Campus.

Edilizia

L’Ateneo deve procedere immediatamente alla realizzazione dei piani di sviluppo edilizio in tutte le sedi della Romagna, per mettere a disposizione di personale docente, personale tecnico-amministrativo e studenti ambienti di lavoro, laboratori di ricerca e strutture didattiche moderni e funzionali alle esigenze di sviluppo degli insediamenti universitari. Sono inaccettabili i ritardi nella realizzazione dei progetti edilizi già avviati, che devono essere portati a termine in tempi certi e garantendo spazi adeguati e standard di qualità dei servizi agli studenti, rispetto ai quali l’Alma Mater non può prescindere. Molto deve ancora essere fatto, soprattutto dal punto di vista della disponibilità di studentati, sale studio e mense universitarie.