Una nuova visione dell'Alma Mater

4. Medici Universitari

Ricerca, didattica e assistenza

 

 

La condizione della componente clinica della medicina universitaria è peculiare, perché il medico universitario convenzionato con il Servizio Sanitario (SS) si trova nella condizione di dovere assolvere, oltre ai compiti istituzionali, anche i compiti assistenziali che sono di pertinenza del Servizio Sanitario Regionale (SSR). Questa peculiarità e la progressiva invadenza del SSR hanno penalizzato negli ultimi anni l’attività della medicina universitaria, che, pur mantenendo nel nostro Ateneo livelli di eccellenza scientifica riconosciuti internazionalmente, si trova in una condizione di sofferenza strutturale e funzionale dal punto di vista didattico e scientifico e rischia uno scollamento dalla realtà e dal governo dell’Università che l’Ateneo ha il dovere di contrastare. Il possibile intervento per ridare centralità e dignità all’area della medicina universitaria si snoda intorno ai seguenti punti.

Servizio sanitario

È prioritario e urgente il rinnovo del protocollo d’intesa con la Regione, la cui ultima versione risale al 2005. Nell’ultimo decennio il rapporto con SSR non è stato presidiato in modo efficace dall’Ateneo. Nonostante l’importante contributo dato dal personale universitario convenzionato con SS al raggiungimento degli obiettivi di produttività assistenziale, l’Ateneo è rimasto estraneo al processo di governo e alle scelte strategiche della sanità regionale

Si deve immediatamente invertire la rotta nel rapporto con SSR, ripristinando un assoluto rispetto reciproco dei ruoli all’interno di un sistema di leale collaborazione costruttiva e propositiva. Nell’interlocuzione con SSR, il Rettore deve rappresentare soltanto le esigenze dell’Alma Mater, utilizzando tutto il peso politico che deriva dalla sua carica. Non tenere adeguatamente conto della ricerca e della didattica universitaria significa compromettere il futuro della sanità sia a livello nazionale che regionale.

Il carico assistenziale del medico universitario convenzionato con SS (definito dagli accordi attuativi pari al 50% del debito orario complessivo del personale dirigente di SS) è stato di fatto separato dall’attività istituzionale universitaria concernente la ricerca e la didattica, ignorando la inscindibilità dei compiti assistenziali ospedalieri da quelli didattici e scientifici. Questo ha portato l’attività assistenziale, svolta dai medici Universitari convenzionati con SS, molto al di sopra del 50%.

È compito dell’Ateneo fare quanto possibile per arginare questo processo ponendo limiti precisi che garantiscano al personale medico universitario il tempo per svolgere l’attività istituzionale di ricerca e didattica. In breve, SSR deve garantire un riconoscimento sostanziale dell’attività istituzionale universitaria e l’Ateneo deve vigilare perché ciò accada.

Nella definizione dei carichi di lavoro si deve tenere conto dei medici universitari con un peso diverso dagli ospedalieri, peso modulabile in funzione della produttività scientifica o della responsabilità di progetti anche di innovazione in ambito didattico. D’altra parte, per quei colleghi che lo meritano, l’Ateneo dovrà promuovere il riconoscimento di gratificazioni in ambito assistenziale attraverso accordi con SSR e gratificazioni scientifiche attraverso, ad esempio, l’istituzione di Centri Dipartimentali d’eccellenza su temi specifici. Inoltre, è urgente accordarsi con SSR per consentire un alleggerimento o la sospensione dell’attività assistenziale per periodi limitati di attività di ricerca, soprattutto se questa si inserisce in progetti di rilevanza internazionale.

Con riferimento a tecnici, amministrativi e socio-sanitari, oggi ci troviamo in una condizione di grave degrado organizzativo con persone non in convenzione che svolgono una importante attività assistenziale. L’Ateneo deve immediatamente porvi rimedio e vigilare sulla concreta equiparazione in termini di parità di trattamento nell’accesso alle posizioni di responsabilità aziendali e nella formazione.

Da ultimo, per tutti, a parità di ruolo assistenziale, deve essere garantita l’equiparazione del trattamento economico tra universitari convenzionati e ospedalieri.

L’Alma Mater deve assumere un ruolo attivo nell’elaborazione dei piani sanitari, dei programmi di ricerca finalizzati e nel governo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria. La Scuola medica svolge un ruolo fondamentale nella Sanità dell’Area metropolitana di Bologna e dell’intera regione.  Sarebbe opportuno adottare un modello di sviluppo che, accanto alla struttura centrale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, rafforzi la nostra presenza sul territorio regionale, valorizzando settori caratterizzati da elevato profilo clinico e scientifico, partecipando attivamente alla riorganizzazione della Sanità nell’ottica di eliminare ridondanze, promuovere sinergie, creare opportunità anche nell’Area Vasta romagnola, esportando la positiva esperienza di Imola.

Ricerca

L’attività scientifica della medicina universitaria è ai massimi livelli nazionali, come testimoniato dalla valutazione VQR dei tre Dipartimenti dell’area medica. Ciò costituisce un’eccellenza per l’Alma Mater e la società e la sua valorizzazione deve essere una priorità per l’Ateneo.

Va tenuto ben presente che circa un terzo dei componenti dei tre Dipartimenti dell’area medica svolgono prevalentemente ricerca di base in ambito biomedico. L’impegno dell’Ateneo deve essere volto a potenziare la ricerca biomedica, sia di base che applicata, promuovendo l’integrazione traslazionale tra i settori di base e i settori clinici. Devono essere istituite specifiche strutture di supporto delle attività di scelta tematica e di preparazione dei progetti per incrementare l’attrazione di fondi europei, ancora al di sotto della nostra potenzialità in area medica.

In merito ai fondi di ricerca Università-Regione, l’Ateneo deve avere il riconoscimento che deriva dalle valutazioni dei Dipartimenti dell’area medica e deve adoperarsi per garantire maggiori opportunità per i ricercatori più giovani e la massima trasparenza nei processi decisionali.

È necessario avviare azioni incisive su alcuni temi strategici per spingere la Regione a investire anche attraverso i fondi strutturali europei.

Una ricerca di alto livello richiede laboratori adeguati e tecnici qualificati. Ciò impone di rivedere l’attuale assetto frammentato dei laboratori esistenti nei tre Dipartimenti dell’area medica e nel Policlinico. La positiva esperienza del Centro di Ricerca Biomedica Applicata (CRBA) deve spingere verso la realizzazione di un grande Laboratorio unificato di ricerca traslazionale e clinica del Policlinico, adeguatamente supportato in termini di risorse e di personale tecnico e organizzato come centro interdipartimentale di ricerca, che possa interfacciarsi anche con l’industria e che venga accreditato nella rete alta tecnologia della Regione.

Formazione medica

Un’Azienda Ospedaliero-Universitaria non deve mai dimenticare la centralità dello studente accanto alla centralità del paziente. L’eccellenza nell’insegnamento frontale deve essere accompagnata dal potenziamento delle attività di tutoraggio pratiche in reparto e in laboratorio per garantire i migliori standard europei di formazione. L’Alma Mater deve inoltre premere perché le risorse per gli studenti (aule, mensa, spogliatoi e sale studio), fortemente carenti, siano potenziate e prese in massima considerazione quando si costruiscono nuove strutture o si riqualificano strutture esistenti.

L’inscindibilità di attività assistenziale, ricerca e didattica richiede che l’Università riconosca pienamente ai docenti di area clinica la dignità didattica delle ore di formazione professionalizzante che svolgono nei reparti e che SSR riconosca i reparti come luoghi dove si svolge anche la parte pratica dell’attività didattica.

L’Alma Mater dovrà tutelare la peculiarità e l’autonomia delle Scuole di Specializzazione nella formazione dei giovani laureati, orientata alla crescita professionale e alla maturazione nell’ambito della clinica e della ricerca. Il progetto formativo deve rimanere di competenza del Consiglio della Scuola di Specializzazione, che potrà creare anche reti miste con centri di eccellenza universitari e ospedalieri, allo scopo di completare la formazione dello specializzando. Va ridefinito il rapporto con gli altri Atenei della Regione, riequilibrando il peso dell’Alma Mater e ridiscutendo i fabbisogni territoriali.

Inoltre, è necessario procedere alla razionalizzazione dei Corsi di Laurea della Scuola di Medicina in Romagna, valorizzando settori e ambiti caratterizzati da elevato profilo clinico e scientifico e da capacità di innovazione.

Governo dell’Alma Mater

Sono molti anni che l’area della medicina universitaria non riceve dall’Ateneo la dovuta attenzione e che non è adeguatamente rappresentata nel governo dell’Ateneo o nei processi decisionali che la riguardano. La complessità dei problemi e la stretta interdipendenza delle diverse attività che caratterizzano l’area della medicina universitaria richiede che i processi decisionali siano discussi in un alveo istituzionale politicamente e tecnicamente all’altezza dei problemi da affrontare. Per questo sarò costantemente affiancato dai Direttori dei Dipartimenti dell’area medica e dal Presidente della Scuola di Medicina, che saranno sistematicamente coinvolti in tutte le decisioni. Nessun atto sarà compiuto senza che la comunità medica venga preventivamente coinvolta. Inoltre istituirò un Collegio Medico, formato oltre che dalle figure istituzionali sopra richiamate, dai responsabili universitari di Unità Operative complesse, da rappresentanti dei settori non convenzionati oltre che da personale amministrativo deputato.

Reclutamento

Esiste una vera e propria emergenza che concerne sia il turnover, sia il reclutamento di giovani (solo il 5% dei ricercatori di Area Medica ha meno di 40 anni). Sarà necessario garantire adeguata copertura ai vari settori scientifico disciplinari ed è urgente accelerare il più possibile le carriere e promuovere un piano di reclutamento di ricercatori a tempo determinato.