Una nuova visione dell'Alma Mater

3. Ricercatori

Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico

 

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La ricerca è indissolubilmente legata all’insegnamento e un’efficace politica di governo del nostro Ateneo non può prescindere da questo assunto. I ricercatori, nel senso di tutti coloro che fanno ricerca, insieme agli studenti sono i nostri ambasciatori nel mondo.

La straordinaria ricchezza disciplinare del nostro Ateneo è la nostra forza e deve essere maggiormente valorizzata, le iniziative interdisciplinari e multidisciplinari devono essere incentivate e tutte le comunità scientifiche tutelate.

Il tempo oggi è la risorsa più preziosa. Per restituire tempo all’attività di ricerca e riportare al centro le persone, i ricercatori dovranno avere maggiore facilità nell’uso delle risorse (organizzazione e partecipazione a convegni, impiego di personale esterno, traduzioni, acquisti, ecc.) per potersi occupare degli aspetti scientifici e di contenuto, piuttosto che delle procedure. Le attività di documentazione, rendicontazione e valutazione dovranno essere ricondotte entro limiti ragionevoli e sostenuti con il supporto di personale amministrativo dedicato. Bisognerà intervenire ove necessario per evitare che carichi didattici (o assistenziali per la componente clinica) eccessivi mortifichino le possibilità di studio e ricerca e favorire i congedi, concepiti come una risorsa e un’opportunità per incrementare la produzione scientifica.

Deve essere concessa ai Dipartimenti massima flessibilità nella gestione del Budget  Integrato della Ricerca.

La ricerca deve poi essere alimentata immettendo nel sistema nuove generazioni di ricercatori, attraverso un programma pluriennale per gli RTD centrato sul merito e sulla qualità dei risultati.

Il Dottorato rimane lo strumento chiave sul quale investire per la formazione dei giovani ricercatori e di professionalità di alta qualificazione: bisognerà recuperare un adeguato livello di specializzazione per la formazione di III livello, favorendo la costituzione di consorzi internazionali o nazionali, la partecipazione a bandi europei (per es. Marie Curie), le convenzioni di co-tutela e una maggiore integrazione con la società e il mondo produttivo, anche attraverso contratti di alto apprendistato o dottorato industriale. La specificità non deve andare a detrimento di progetti di ricerca trasversali o multidisciplinari: occorre per questo facilitare la possibilità di collaborazione tra Dottorati e Dipartimenti diversi, oggi imbrigliata da vincoli procedurali e non sufficientemente incentivata. Tutta l’attività didattica svolta dai docenti nell’ambito del dottorato deve essere formalmente riconosciuta dall’Ateneo.

Sarà indispensabile garantire un adeguato finanziamento alla ricerca di base, non finalizzata. Questa per me è una scelta politica chiara, da perseguire con opportune misure. Innanzitutto l’RFO andrà garantito e supportato ma non è sufficiente. In aggiunta saranno previsti, per quelle aree che oggi soffrono enormemente a causa di un’oggettiva difficoltà ad attingere a risorse esterne, complicata dalla ormai strutturale carenza di investimenti in ricerca del nostro Paese, bandi d’Ateneo con cadenza annuale per finanziare progetti di ricerca di base, per i quali non venga richiesto alcun cofinanziamento. In generale i finanziamenti legati alla ricerca di base dovranno contemperare criteri di selettività con la necessità di dare supporto a un bacino ampio di ricerche, anche trasversali o di frontiera rispetto ai singoli ambiti disciplinari. Per evitare di discriminare i ricercatori a inizio carriera la valutazione dovrà privilegiare la qualità del progetto rispetto alla reputazione scientifica del proponente.

Contestualmente, dovremo incrementare l’efficacia dei servizi di supporto alla ricerca (ARIC) per aumentare la nostra competitività a livello europeo, anche in ambiti nei quali siamo storicamente più deboli, presidiare attivamente le iniziative scientifico-tecnologiche e di policy a sostegno della ricerca e dell’innovazione  europee e internazionali  (piattaforme tecnologiche, EIP, KIC, PPP), nazionali (ad esempio i cluster tecnologici) e regionali (ad esempio le piattaforme tecnologiche),  al fine di indirizzare le priorità che saranno messe a bando e altro.

In questo contesto andrà avviata una riflessione sugli esiti di Horizon 2020 che ci permetta di progettare una partecipazione più efficace ai bandi europei, prevedendo il coinvolgimento di ricercatori capaci e motivati ma di minor esperienza e/o di discipline complementari. Va inoltre favorita la partecipazione ai bandi competitivi indirizzati alla ricerca di base (ERC e altri).

Dovrebbero essere identificate alcune tematiche trasversali ad alto impatto sociale, economico e occupazionale, ad esempio l’invecchiamento, i cambiamenti climatici, il patrimonio culturale, la food security e altro, lungo i quali fare convergere le nostre migliori eccellenze interdisciplinari, dando specificità all’azione dell’Ateneo.

Dovremo individuare subito una strategia per partecipare attivamente in Europa alla definizione del dopo Horizon 2020 e sostenere le nostre priorità in tutte le aree comprese quelle umanistiche e sociali.

Occorre partecipare attivamente alla stesura dei piani nazionali di ricerca, alle politiche regionali per i fondi strutturali europei, anche con riferimento a sviluppo, coesione e cooperazione internazionale (ad esempio macroregione adriatico ionica) e individuare una strategia organica e mirata per cogliere le molte opportunità di finanziamento presenti anche in ambito extra-UE.

In generale, l’attività finalizzata alla predisposizione di progetti di ricerca nazionali ed internazionali dovrà essere incoraggiata e maggiormente riconosciuta e andrà semplificata la gestione degli anticipi.

È strategico avviare subito azioni organiche per rendere più funzionali e strutturati i rapporti con le imprese, oggi lasciati prevalentemente all’iniziativa dei singoli. Sono necessari adeguati servizi di supporto tecnico-amministrativi e strumenti più snelli e flessibili, come ad esempio rivedere le rigidità delle forme contrattuali e la politica sulla proprietà intellettuale.

In generale dovremo rendere più efficace la nostra politica di fund raising, utilizzando anche approcci innovativi (il crowd funding è solo un esempio), quella di  trasferimento tecnologico e valorizzare maggiormente i brevetti, rivedendo obiettivi e priorità.

Si dovrà rilanciare con decisione un’efficace politica di condivisione e messa in rete delle strumentazioni e delle infrastrutture esistenti e di finanziamento di medie e grandi attrezzature, promuovendo la nascita e il mantenimento di centri di servizio e  laboratori comuni con adeguato supporto di tecnici qualificati. Andranno promossi subito accordi con gli Enti di ricerca pubblici e privati che operano sul territorio ma non solo, con l’obiettivo di mettere a sistema e condividere le infrastrutture di ricerca oggi disponibili e avviare strategie di sviluppo comuni. Più in generale andrà promosso un efficace coordinamento e definiti accordi strutturali di collaborazione a medio e lungo termine con Istituzioni scientifiche e culturali a sostegno dell’attività di ricerca in tutte le aree del nostro Ateneo.

Le nostre biblioteche rappresentano un enorme patrimonio, centrale nella vita dell’Ateneo per alimentare i processi formativi e di ricerca. A loro andrà garantito un finanziamento adeguato e rivista a livello di Ateneo la gestione delle risorse digitali.

In questo quadro, dovrà essere rilanciato il ruolo dei Centri Interdipartimentali, compresi i CIRI, strumenti necessari per la valorizzazione di competenze complementari: andranno meglio integrati nel tessuto dell’Ateneo, in sinergia e mai in competizione con i Dipartimenti. In generale i gruppi di ricerca trasversali dovrebbero trovare un riscontro amministrativo e scientifico che non ne paralizzi l’attività e che non li penalizzi quanto alla valutazione.

La ricchezza disciplinare dell’Alma Mater ha dato vita nel tempo a una grande varietà di strutture e infrastrutture d’eccellenza, che hanno come tratto comune l’essere luogo dove ricerca e didattica vicendevolmente si alimentano, ambiti didattico-sperimentali indispensabili per la formazione dei laureati e dei dottori di ricerca e palestre fondamentali per la ricerca, centri di promozione culturale e di servizi qualificati alla società e al mondo produttivo. Penso ai laboratori specialistici, a La Soffitta, agli scavi archeologici, o ancora all’Azienda Agraria, alle strutture speciali di Veterinaria, e a innumerevoli altre.  Tutte insieme costituiscono la testimonianza concreta della vitalità dell’Alma Mater, che deve essere salvaguardata e adeguatamente sostenuta.